Intervista a Giuseppe Tecce, autore del romanzo “Storia di un presidente che si credeva un topo”.
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30/06/2022 | Bookpress
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Giuseppe Tecce è nato a Benevento nel 1972. È il presidente di una cooperativa sociale che si occupa di servizi dedicati a persone svantaggiate ed emarginate. “Storia di un presidente che si credeva un topo” è il suo primo romanzo, dopo due raccolte di poesie e l'opera “L'agente della Terra di Mezzo”, un diario di un viaggio in bicicletta nella terra Irpina.
«Ci presenti il tuo romanzo “Storia di un presidente che si credeva un topo”?»
Si tratta di un'opera di narrativa contemporanea, dove attraverso la narrazione delle vicende di Andrea, il protagonista del racconto, prima uomo, presidente di una cooperativa, e poi topo, cerco di aprire uno spaccato sul periodo della pandemia, sviscerando ansie, paure, remore, tensioni ed insicurezze proprio di quel periodo e che forse non sono mai completamente andate via. Si tratta di una narrazione fluida e spontanea di vicissitudini che hanno interessato l'intero genere umano e che hanno indotto Andrea a cercare, disperatamente, un'ancora di salvezza. Andrea è un ipocondriaco, che vive male le cose che accadono, ma la svolta accade quando una mattina, d'improvviso si sveglia come topo. Subentra qui, l'elemento del realismo magico. Succede un fatto strano, del quale il protagonista sembra quasi non accorgersi. Anzi, decide di approfittare del fatto di essere diventato topo, per diventare un topo da laboratorio, per farsi iniettare il famoso vaccino sperimentale di un laboratorio scientifico di Napoli. E non si accorge, che lui stesso, in quanto topo, era già diventato immune alla malattia. Elementi caratteristici del romanzo sono: l'attualità, il tema del viaggio ed il realismo magico.
«La tua opera è attualissima, essendo ambientata durante le prime fasi della pandemia di Covid19. Quali opportunità ti ha dato questa scelta? Da che punto di vista hai osservato questo evento epocale che ha cambiato le vite di tutti?»
Si, il romanzo è ambientato esattamente nel nostro tempo, anzi ha una collocazione storica ben precisa, perché gli eventi descritti accadono tra gli inizi di marzo del 2020 ed il mese di Gennaio del 2021. Il punto di vista che ho cercato di mantenere, era quello di chi guardava l'evolversi degli eventi, con l'ansia di non conoscere il finale. Non dimentichiamoci che quello era il periodo in cui si parlava di vaccini, ma ancora non era stata iniziata la campagna vaccinale e quindi non si sapeva l'esito di una campagna di questo tipo su cosi larga scala. Secondo alcuni critici, addirittura l'opera può essere inquadrata come una sorta di inno ai no vax, per ciò che accade e come accade. Non sarei cosi tassativo e categorico. Andrea da topino fa un'osservazione e dice: il tempo che conosciamo scandita da AC e DC dovrà cambiare per sempre il modo di essere considerato. Da oggi il tempo si dividerà in Avanti Covid e Dopo Covid. Il Covid, nella testa di Andrea, e di molte persone, è diventato il vero spartiacque epocale tra ciò che era accaduto prima e ciò che sarebbe accaduto in seguito.
«Dal tuo romanzo: «Il senso di peso psicologico che Andrea portava dentro di sé - ben oltre la solita sensazione di ansia - era un macigno, messo in bilico tra testa e cuore, che sbilanciandosi, verso l'uno o verso l'altro, lo portava a sragionare o ad avere le palpitazioni». Il protagonista dell'opera, Andrea, viene completamente sconvolto dall'avvento del coronavirus, tanto da modificare la sua stessa essenza. Come hai gestito la caratterizzazione di questo complesso personaggio? Hai riversato parti di te o della tua storia nella sua figura?»
C'è un elemento che più di tutti è autobiografico e cioè la professione di Andrea: Presidente di Cooperativa Sociale che è, per l'appunto, il mio mestiere. Per il resto mi sono guardato semplicemente intorno. Quel periodo è stato uno straordinario laboratorio di personaggi che sembravano mandarmi tutti i segnali necessari per essere inseriti nel libro. Di fatto Andrea è il costrutto di una serie di atteggiamenti, di comportamenti, di ansie che ho potuto notare in chi stava intorno a me.
«Il finale del tuo romanzo è spiazzante, e lascia più di un dubbio su ciò che si è letto. Senza rivelare niente dell'originale svolta narrativa, perché hai deciso di cambiare tono dell'opera e passare da un racconto realistico a uno decisamente più surreale?»
Nella mia testa non c'è alcun cambiamento del tono narrativo. Come ho già detto prima, interviene solo il fattore del realismo magico. Il protagonista non si chiede nemmeno perché sia diventato topo. E' un dato di fatto e come tale va accettato. Una mattina si è svegliato topo e deve sfruttare questa condizione per ottenere il massimo che possa ottenere da questa situazione. Tutto qui
«Andrea subisce una vera e propria modificazione fisica e psicologica a causa del Covid19. Tu come hai vissuto i primi tempi a contatto con questa straniante realtà? La lettura e la scrittura ti hanno aiutato durante questo difficile periodo?»
Io sono dei pochi casi al mondo che ha tratto giovamento dalla situazione che si era determinata. A causa del mio lavoro, nell'era Avanti Covid, facevo una vitaccia. Ero una specie di pallina da ping pong impazzita. Ero dappertutto. In giro per la Campania, per l'Italia e per l'intera Europa, praticamente SEMPRE. Il covid mi ha riportato ad una dimensione più umana, più lenta. Mi ha sussurrato, quasi con dolcezza, che dovevo rallentare, fermarmi, riorganizzare le idee, perché spesso si corre per riempire i vuoti di tempo per non pensare alle miserie umane, alla fine, spesso indecorosa, cui sono sottoposti tutti gli esseri umani. Ecco, invece, il periodo del covid mi ha riportato con i piedi per terra, e mi ha detto: stai calmo, amore mio, tu sei proprio umano e non scampi alle vicende umane. La vita fugge, e concentrati su ciò che veramente ti piace. E se c'è una cosa che mi è sempre piaciuta, è la scrittura.
«Sei molto impegnato su diversi fronti. Vuoi parlarci delle attività che svolgi con la cooperativa sociale di cui sei presidente?»
Oggi anche con la cooperativa abbiamo rallentato i ritmi. Non si corre più, come era prima, come una pallina da ping pong impazzita in giro per l'italia o l'europa. Oggi mi sono e ci siamo, perché la cooperativa è sempre qualcosa di corale, concentrati sulla cura e la tutela degli anziani fragili. Oggi sono il Direttore di una Struttura Tutelare per Persone non Auto Sufficienti in provincia di Avellino, e sono felicissimo del mio lavoro.
«Sei al lavoro su un nuovo romanzo? Puoi darci qualche anticipazione?»
Io lavoro sempre sulla scrittura, anche quando non sono al lavoro, perche scrivo racconti o prose che potrebbero sembrare avulse da tutto, ma che poi vado ad inserire in opere piu grandi di cui vado a ricomporre i pezzi come un puzzle. Ora ho una nuova opera, che ho voluto sperimentare con la pubblicazione su Amazon, che è uscita il 27 Giugno, il cui titolo è “Il Portiere”, storie di guerra e di portieri di notte. Il portiere di notte” è un'opera corale, dove attraverso dieci racconti, l'autore, descrive dieci personaggi, sempre “portieri in turno di notte” in alberghi sparsi per l'intera penisola. In alcuni episodi, il portiere ne è il protagonista, in altri, l'antagonista, in altri ancora è semplicemente la chiave di volta di un racconto altrimenti privo d'anima. L'altro filo conduttore dell'opera è il tema della guerra tra Russia ed Ucraina, visto e narrato da diverse angolazioni. Il che contestualizza i racconti all'interno di un periodo storico ben preciso, che oscilla tra la metà di febbraio e la metà di marzo del 2022. Spesso i racconti dei portieri e quelli della guerra si mescolano in un turbinio di emozioni che l'autore cerca di trasmettere attraverso una scrittura semplice e a tratti evocativa. Uno spaccato della società italiana, che si muove sui binari della vita vissuta in ogni suo aspetto, di notte come di giorno. Uno spaccato fatto di gente comune, di prostitute, delinquenti e uomini di legge. Tutti i racconti sono irrisolti, lasciando spazio alla fantasia del lettore, affinché si intrecci con quella del narratore, creando delle conclusioni sempre differenti
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«Ci presenti il tuo romanzo “Storia di un presidente che si credeva un topo”?»
Si tratta di un'opera di narrativa contemporanea, dove attraverso la narrazione delle vicende di Andrea, il protagonista del racconto, prima uomo, presidente di una cooperativa, e poi topo, cerco di aprire uno spaccato sul periodo della pandemia, sviscerando ansie, paure, remore, tensioni ed insicurezze proprio di quel periodo e che forse non sono mai completamente andate via. Si tratta di una narrazione fluida e spontanea di vicissitudini che hanno interessato l'intero genere umano e che hanno indotto Andrea a cercare, disperatamente, un'ancora di salvezza. Andrea è un ipocondriaco, che vive male le cose che accadono, ma la svolta accade quando una mattina, d'improvviso si sveglia come topo. Subentra qui, l'elemento del realismo magico. Succede un fatto strano, del quale il protagonista sembra quasi non accorgersi. Anzi, decide di approfittare del fatto di essere diventato topo, per diventare un topo da laboratorio, per farsi iniettare il famoso vaccino sperimentale di un laboratorio scientifico di Napoli. E non si accorge, che lui stesso, in quanto topo, era già diventato immune alla malattia. Elementi caratteristici del romanzo sono: l'attualità, il tema del viaggio ed il realismo magico.
«La tua opera è attualissima, essendo ambientata durante le prime fasi della pandemia di Covid19. Quali opportunità ti ha dato questa scelta? Da che punto di vista hai osservato questo evento epocale che ha cambiato le vite di tutti?»
Si, il romanzo è ambientato esattamente nel nostro tempo, anzi ha una collocazione storica ben precisa, perché gli eventi descritti accadono tra gli inizi di marzo del 2020 ed il mese di Gennaio del 2021. Il punto di vista che ho cercato di mantenere, era quello di chi guardava l'evolversi degli eventi, con l'ansia di non conoscere il finale. Non dimentichiamoci che quello era il periodo in cui si parlava di vaccini, ma ancora non era stata iniziata la campagna vaccinale e quindi non si sapeva l'esito di una campagna di questo tipo su cosi larga scala. Secondo alcuni critici, addirittura l'opera può essere inquadrata come una sorta di inno ai no vax, per ciò che accade e come accade. Non sarei cosi tassativo e categorico. Andrea da topino fa un'osservazione e dice: il tempo che conosciamo scandita da AC e DC dovrà cambiare per sempre il modo di essere considerato. Da oggi il tempo si dividerà in Avanti Covid e Dopo Covid. Il Covid, nella testa di Andrea, e di molte persone, è diventato il vero spartiacque epocale tra ciò che era accaduto prima e ciò che sarebbe accaduto in seguito.
«Dal tuo romanzo: «Il senso di peso psicologico che Andrea portava dentro di sé - ben oltre la solita sensazione di ansia - era un macigno, messo in bilico tra testa e cuore, che sbilanciandosi, verso l'uno o verso l'altro, lo portava a sragionare o ad avere le palpitazioni». Il protagonista dell'opera, Andrea, viene completamente sconvolto dall'avvento del coronavirus, tanto da modificare la sua stessa essenza. Come hai gestito la caratterizzazione di questo complesso personaggio? Hai riversato parti di te o della tua storia nella sua figura?»
C'è un elemento che più di tutti è autobiografico e cioè la professione di Andrea: Presidente di Cooperativa Sociale che è, per l'appunto, il mio mestiere. Per il resto mi sono guardato semplicemente intorno. Quel periodo è stato uno straordinario laboratorio di personaggi che sembravano mandarmi tutti i segnali necessari per essere inseriti nel libro. Di fatto Andrea è il costrutto di una serie di atteggiamenti, di comportamenti, di ansie che ho potuto notare in chi stava intorno a me.
«Il finale del tuo romanzo è spiazzante, e lascia più di un dubbio su ciò che si è letto. Senza rivelare niente dell'originale svolta narrativa, perché hai deciso di cambiare tono dell'opera e passare da un racconto realistico a uno decisamente più surreale?»
Nella mia testa non c'è alcun cambiamento del tono narrativo. Come ho già detto prima, interviene solo il fattore del realismo magico. Il protagonista non si chiede nemmeno perché sia diventato topo. E' un dato di fatto e come tale va accettato. Una mattina si è svegliato topo e deve sfruttare questa condizione per ottenere il massimo che possa ottenere da questa situazione. Tutto qui
«Andrea subisce una vera e propria modificazione fisica e psicologica a causa del Covid19. Tu come hai vissuto i primi tempi a contatto con questa straniante realtà? La lettura e la scrittura ti hanno aiutato durante questo difficile periodo?»
Io sono dei pochi casi al mondo che ha tratto giovamento dalla situazione che si era determinata. A causa del mio lavoro, nell'era Avanti Covid, facevo una vitaccia. Ero una specie di pallina da ping pong impazzita. Ero dappertutto. In giro per la Campania, per l'Italia e per l'intera Europa, praticamente SEMPRE. Il covid mi ha riportato ad una dimensione più umana, più lenta. Mi ha sussurrato, quasi con dolcezza, che dovevo rallentare, fermarmi, riorganizzare le idee, perché spesso si corre per riempire i vuoti di tempo per non pensare alle miserie umane, alla fine, spesso indecorosa, cui sono sottoposti tutti gli esseri umani. Ecco, invece, il periodo del covid mi ha riportato con i piedi per terra, e mi ha detto: stai calmo, amore mio, tu sei proprio umano e non scampi alle vicende umane. La vita fugge, e concentrati su ciò che veramente ti piace. E se c'è una cosa che mi è sempre piaciuta, è la scrittura.
«Sei molto impegnato su diversi fronti. Vuoi parlarci delle attività che svolgi con la cooperativa sociale di cui sei presidente?»
Oggi anche con la cooperativa abbiamo rallentato i ritmi. Non si corre più, come era prima, come una pallina da ping pong impazzita in giro per l'italia o l'europa. Oggi mi sono e ci siamo, perché la cooperativa è sempre qualcosa di corale, concentrati sulla cura e la tutela degli anziani fragili. Oggi sono il Direttore di una Struttura Tutelare per Persone non Auto Sufficienti in provincia di Avellino, e sono felicissimo del mio lavoro.
«Sei al lavoro su un nuovo romanzo? Puoi darci qualche anticipazione?»
Io lavoro sempre sulla scrittura, anche quando non sono al lavoro, perche scrivo racconti o prose che potrebbero sembrare avulse da tutto, ma che poi vado ad inserire in opere piu grandi di cui vado a ricomporre i pezzi come un puzzle. Ora ho una nuova opera, che ho voluto sperimentare con la pubblicazione su Amazon, che è uscita il 27 Giugno, il cui titolo è “Il Portiere”, storie di guerra e di portieri di notte. Il portiere di notte” è un'opera corale, dove attraverso dieci racconti, l'autore, descrive dieci personaggi, sempre “portieri in turno di notte” in alberghi sparsi per l'intera penisola. In alcuni episodi, il portiere ne è il protagonista, in altri, l'antagonista, in altri ancora è semplicemente la chiave di volta di un racconto altrimenti privo d'anima. L'altro filo conduttore dell'opera è il tema della guerra tra Russia ed Ucraina, visto e narrato da diverse angolazioni. Il che contestualizza i racconti all'interno di un periodo storico ben preciso, che oscilla tra la metà di febbraio e la metà di marzo del 2022. Spesso i racconti dei portieri e quelli della guerra si mescolano in un turbinio di emozioni che l'autore cerca di trasmettere attraverso una scrittura semplice e a tratti evocativa. Uno spaccato della società italiana, che si muove sui binari della vita vissuta in ogni suo aspetto, di notte come di giorno. Uno spaccato fatto di gente comune, di prostitute, delinquenti e uomini di legge. Tutti i racconti sono irrisolti, lasciando spazio alla fantasia del lettore, affinché si intrecci con quella del narratore, creando delle conclusioni sempre differenti
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